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QUEI NASONI DI ROMA...

QUEI NASONI DI ROMA...
Corre l’ANNO 1872 quando per iniziativa dell’assessore
RINAZZI e del sindaco dell’Urbe, il dinamico conte spoletino LUIGI PIANCIANI, vengono installati i primi “NASONI” per le vie e le piazze di ROMA. Il nome di queste fontanelle romane deriva dalla forma cilindrica in ghisa dalla quale sporge il tipico rubinetto ricurvo in ferro e il cui aspetto ha da sempre richiamato l’idea di un grande naso.
La prima installazione riguardò venti soli esemplari ed erano dotati di
bocchette a forma di testa di drago che poi negli anni a seguire furono sostituiti da un semplice cannello liscio caratterizzato da un foro superiore per bere.
La CITTÀ ETERNA possiede un enorme patrimonio artistico costituito anche da innumerevoli fontane che abbelliscono le sue piazze.
Sono proprio loro la splendida espressione artistica di un “cultura dell’acqua” che affonda le radici nel passato. Sin dal IV SECOLO A.C.
con la realizzazione del primo e più antico acquedotto costruito da
APPIO CLAUDIO CIECO, Roma si viene a dotare di un’ imponente rete di distribuzione idrica, completata nei secoli successivi con l’ACQUEDOTTO VETUS e dell’ACQUA
MARCIA. Lo splendore delle realizzazioni classiche passano per la buia decadenza del Medioevo e soltanto a partire dal 1400, sotto il pontificato di NICCOLÒ V, rinasce grazie agli ordini religiosi ed alle famiglie patrizie la grande attenzione a
quella “cultura dell’acqua” che porta alla realizzazione ad opera di grandi architetti e scultori di fontane, fontanili, abbeveratoi e fontanelle che
ancora oggi possiamo ammirare in molti angoli della nostra città.
Il ruolo di “pubblica utilità” di queste opere ha caratterizzato Roma nel
corso dei secoli, quindi fontane splendide ma anche splendidamente
utili per le molteplici esigenze dei cittadini dell’Urbe. Sono infatti davvero poche le città al mondo dotate di fontanelle realizzate al solo scopo di dissetare i propri cittadini! È da questa particolare angolatura che
va vista e riconsiderata la nascita nelle strade di Roma dei nostri Nasoni. Passeggiando un po’ meno distrattamente per le vie
della CAPITALE li possiamo ancora incontrare ad esempio in PIAZZA DELLA ROTONDA (PANTHEON), a tre
nasi a forma di drago, ma anche in bellissima mostra in via
S.TEODORO o ammirare quelli di PIAZZA S. GIOVANNI DELLA MALVA, di VIA IN PISCINULA IN TRASTEVERE ed in VIA DELLE TRE CANNELLE (quest’ultimo posizionato su di un basamento in travertino ai piedi di una scalinata).
Ancora di più li incontriamo numerosi nelle vecchie sedi
dei mercati rionali a servire i banchi del pesce o dei fiori; a TESTACCIO
furono posizionati
nel primo decennio del ‘900 e alla GARBATELLA intorno al
1930.
La loro forma come già detto è rimasta immutata
nel tempo, cilindro
in ghisa di circa 100
KG, cannella ricurva,
molti di loro con l’iscrizione “Acqua Marcia” quale identificativo dell’omonima
sorgente proveniente dai MONTI
SIMBRUINI. Sulle fontanelle posizionate durante il ventennio fascista campeggiava il fascio littorio così come la
data indicata in numeri romani, degli anni a partire dalla
Marcia su Roma.
Ma come non parlare ancora delle fontanelle in travertino cosiddette “DELLA LUPA IMPERIALE” posizionate negli anni ’30 e ’40 in varie zone della città, e da cui
l’acqua sgorgava da una testa di lupa in ottone. Il fusto
di quest’ultime, è costituito da una colonna in travertino
dal quale sporge una vaschetta semicircolare per la raccolta dell’acqua e ne troviamo ancora qualche esemplare nei parchi romani ed al FORO ITALICO.
Insomma i “Nasoni” sono da più di un secolo i nostri compagni di viaggio sulle strade della città eterna, una stima
Acea li quantifica in circa 2000 ESEMPLARI da ammirare, difendere ed amare.